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La civiltà stanca

1 marzo 2024

Nel mio inspiegabile masochismo mi capita di accendere la televisione qualche minuto e siccome non c’è sempre “Peppa Pig” o “Il mio gatto è indemoniato” da guardare, casco sull’immancabile dibattito politico, dove si sbraita a proposito di questa o quella “violazione”, questa o quella “pace giusta”, questa o quella “rivendicazione sacrosanta dei diritti”. O, peggio, mi capita di leggere le prime pagine dei giornali, perché vista una, viste tutte: i dibattiti all’interno sono una musica che non vale la pena di sentire, come la musica di adesso per le mie (vecchie) orecchie. Mai come ieri, 29 febbraio, giorno che “esiste” solo ogni quattro anni e evidentemente consente qualsiasi nefandezza, mi è tornato in mente un verso scritto da Guccini nel lontano 1965, a riprova che la nostra “stanca civiltà” è davvero una “civiltà che stanca” persino gli ottimisti inguaribili come me, costretti a lasciare il paese degli unicorni, volenti o nolenti. Quindi quando accendo la televisione e sento, per l’ennesima volta a crescere, il coro delle giustificazioni che avallano l’azzeramento della vita umana, del buon senso, della cultura del vivere civile per ragioni che hanno a che fare solo ed esclusivamente con l’interesse e l’esercizio del potere a fini d’interesse, mi martellano in mente le parole del poeta: “il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto”. Una volta ho pure provato a trovare conforto nel confronto con uno che di religione se ne intende, ma pure quello ha fatto “recchie da mercante”. La conclusione è inevitabile. Dio è davvero morto.